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Dune

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DuneDune è un classico della fantascienza che ha ispirato non poco l’immaginario fantascientifico, basti pensare all’influenza avuta su Guerre Stellari, per fare un esempio. Nonostante questo, le sue trasposizioni sul grande e piccolo schermo hanno diviso la critica, non tanto per la fotografia, apprezzata per entrambe le pellicole cinematografiche realizzate (quella del 1984 e del 2021), meno per la serie tv, quanto per la sceneggiatura e il motivo è semplice: Dune è molto complesso e difficilmente adattabile per cinema e televisione, poiché, oltre a essere introspettivo, molte delle cose avvengono nella mente dei protagonisti. Elementi non da poco, che limitano in maniera abbastanza determinante la buona riuscita di una pellicola sulla storia realizzata da Frank Herbert. Eppure, se ci si pensa, la trama di Dune non è particolarmente complessa: l’imperatore Shaddam IV comincia a considerare il duca Leto Atreides una minaccia per la sua posizione e decide di farlo fuori, ma non può agire direttamente, pena la rivolta delle altre grandi case. Architetta così una congiura assieme agli Harkonnen, nemici giurati degli Atreides, mandando questi ultimi a governare al posto dei primi su Arrakis (conosciuto anche come Dune), un pianeta desertico ma l’unico possedente la Spezia, la merce più preziosa esistente. Il duca Leto soccombe alla trappola creata ma suo figlio e la concubina che lo ha generato sopravvivono, divenendo i fautori della profezia che da secoli guida le credenze degli abitanti di Arrakis, avendo così la vendetta su chi gli è stato nemico.
Detta così, la storia di Dune sembra abbastanza semplice e non si riesce a capire come allora sia così difficile realizzare una sceneggiatura per film che rispetti quanto scritto nel romanzo. Ma se si va oltre la sintesi fatta e si legge il romanzo, si capisce subito il perché. In primis, ci sono i punti di vista di diversi personaggi: il Duca Leto Atreides, suo figlio Paul, sua madre Lady Jessica, Thufir Hawat, Gurney Halleck, il dottor Yueh, il Barone Vladimir Harkonnen, il Conte Hasimir Fenring, Stilgar, Liet-Kynes. Questo rende Dune un romanzo corale, anche se le vicende ruotano attorno alla figura di Paul e alla sua ascesa come Kwisatz Haderach, una sorta di profeta/messia con poteri di preveggenza cui si uniscono le capacità (di combattimento e mentali e dell’uso della voce) da Bene Gesserit apprese dalla madre.
A questo vanno aggiunte le usanze, le credenze, il modo di vivere dei Freemen, gli abitanti di Harrakis; il modo in cui il pianeta desertico li ha temprati, il rispetto che hanno per l’acqua (così preziosa su Dune), la tecnologia che hanno sviluppato per raccoglierne il più possibile, le conoscenze che hanno sui vermi delle sabbie e sul loro legame con la spezia. Il tutto che si ricollega al loro più grande sogno: rendere Arrakis un mondo più verde, meno duro e più abitabile.
Se in ultimo si aggiungono tutti i conflitti psicologici che i personaggi hanno, la profonda introspezione che viene data loro e la difficoltà di mostrare, e soprattutto amalgamare nella trama, le visioni e tutti i possibili futuri che Paul può vedere (ma anche le visioni create da chi usa la Spezia), si capisce come sia arduo rendere su schermo un’opera del livello di Dune. Senza contare, visto il periodo, quanto sarebbe spinoso affrontare questioni quali l’elevazione di un uomo a un livello semi divino e il jihad, senza contare l’uso di armi atomiche per raggiungere il proprio obiettivo.