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Nostalgia e futuro

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Stiamo vivendo in un periodo pieno di nostalgia (oltre che di tante altre cose, ma il tema di questa riflessione è volto a un punto particolare), basta guardare i diversi programmi televisivi incentrati su quanto avvenuto nel passato: si vanno a rispolverare vecchie glorie, a rievocare trasmissioni di trenta/quarant’anni fa. Quando questo succede, è perché il presente che si sta vivendo non piace e allora nella mente scatta il meccanismo che fa pensare che il passato fosse meglio, dimenticandosi che anche quel periodo ha avuto i suoi problemi, le sue difficoltà.
Forse il passato appare così bello perché le difficoltà di allora sono state superate e con il senno di poi non erano così grandi e spiacevoli, anche se quando le si viveva non la si pensava così.
Forse la mente ha un qualche meccanismo particolare che fa dimenticare certe cose, un modo per proteggersi da elementi che la farebbero soffrire, mandandola in crash.
Ma ci può anche essere un’altra opzione. L’essere umano ritiene di essere arrivato al culmine del suo sviluppo e si ritrova davanti a un vuoto nato dal non avere più scoperte da fare; per sconfiggere lo sconforto che prova, volge lo sguardo al passato, quando ancora aveva obiettivi e sogni che lo facevano andare avanti.
Di tale avviso è anche Igor Sibaldi e ne parla in Il mondo dei desideri.

Nostalgia e mancanza di futuro

Da qualche tempo l’Occidente è bloccato da un vuoto di futuro, come da una barriera invisibile ma molto solida.

Me ne sono accorto per la prima volta tre o quattro anni fa: durante una conferenza, tutt’a un tratto mi venne in mente di domandare al pubblico: «Ma, secondo voi, dopo i telefonini superaccessoriati, dopo internet, cosa ci sarà?»
«Cioè, in che senso?» borbottò qualcuno, che sentendo parlare di telefonini si sentì toccato sul vivo. In quel periodo si parlava molto di Steve Jobs come di una specie di profeta venerabile, le cui profezie erano appunto nuovi modelli di telefonini.
«Cioè» provai a spiegare «a un certo punto inventarono il telegrafo, e dopo un po’ arrivò il telefono. Poi il fax, e subito dopo i telefoni cellulari. Solo dieci anni prima, telefonare in auto sembrava una cosa da agenti segreti: e tutt’a un tratto potevi avere il telefono sempre in tasca. Poi arrivò il Web. E poi gli smartphone. A questo punto» dissi «dobbiamo aver capito come progredisce la tecnologia: si supera di continuo. Perciò, appena si ha un nuovo progresso viene spontaneo chiedersi cos’altro ci riserva il futuro. La nostra mente è portata ad anticipare sempre il futuro. Dunque voi cosa immaginate che ci si inventi, tra qualche anno? Immaginare si può, no?»
Questa era stata la mia domanda. Il mio intento era di analizzare i risultati a cui può portare l’immaginazione quando viene sollecitata all’improvviso. Ma non fu possibile: lì per lì la totalità di quel mio pubblico si trovò d’accordo nel dire che dopo gli smartphone non si sarebbe inventato più nulla, ma si sarebbero solo perfezionati i dispositivi già esistenti. Uno aggiunse: «A meno che l’essere umano non cambi completamente e sviluppi doti straordinarie».
«La telepatia!» esclamò un altro.
«Quella c’era già prima» segnalai io. «Ah, infatti. Allora niente».
«Insomma» domandai «secondo voi siamo già a punto più alto?»
E qui alcuni capirono, e assunsero un’espressione suggestiva: sorriso appena accennato e sguardo triste. La maggioranza invece disse: «Be’, sì. E con ciò?»
In seguito ho posto la stessa domanda in altre conferenze, e quelle risposte e quei sorrisi si sono ripetuti ovunque.
(1)

Al momento le cose stanno così: siamo in un periodo di stagnazione, ma, se l’umanità non si autodistruggerà, ci saranno altre scoperte da fare in campo tecnologico, anche se non è dato sapere precisamente quando. C’è però una scoperta, o meglio, una riscoperta, che andrebbe fatta subito: quella della dignità personale. Gli individui con i social, il lavoro, si sono troppo adattati a una società sempre meno umana e sempre più volta al denaro, all’apparire, all’inchinarsi ai grandi e al potere. Individui che si odiano, che si sentono superiori gli uni agli altri, dove tutti vogliono prevaricare. Per poter tornare a sognare il futuro occorre prima ritrovare la propria dignità individuale; se così non sarà non si andrà avanti, ma si tornerà indietro, a periodi dove la brutalità e le barbarie la facevano da padrone.

1. Il mondo dei desideri. Igor Sibaldi. Edizioni Tlon, pag. 13-14