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Una riflessione da un discorso di Ursula K. Le Guin

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Ursula K. Le GuinAl National Book Awards del 2014, Ursula K. Le Guin ha espresso la sua opinione sulle attuali pubblicazioni e sulle scelte che vengono fatte dall’editorie. Il sunto del suo discorso è una critica verso gli autori che si stanno adeguando al modo di fare di Amazon, ma anche un’esortazione a essere più liberi, riscoprendo il loro ruolo sociale, di essere coscienza e spunto critico di riflessione e non fare dello scrivere solo un modo per fare soldi.
Una riflessione che porta a prendere atto di una società cupa, pervasa di paura e ossessioni; una società che paralizza e che non dà speranza, quando invece è proprio della speranza di cui si ha bisogno, quella speranza che spinge alla libertà e non all’adeguarsi e al sottomettersi.
Proprio contro l’adeguarsi e al sottomettersi degli scrittori Ursula K. Le Guin ha puntato il dito, facendo osservare che gli uffici vendita stanno avendo un ruolo sempre più predominante nell’editoria, dove si creano opere seguendo il diktat delle strategie di vendita per avere maggiori profitti. Come si sapeva una volta, un libro non è solo un bene di consumo, come viene invece fatto passare in quest’epoca di consumismo e capitalismo, ma un qualcosa capace d’insegnare, far riflettere, trasmettere valori, ideali: è questo che non va perso per essere sacrificato in nome del denaro.
Ursula K. Le Guin non è l’unica a pensarla in questa maniera: ci sono altri scrittori che esortano a riscoprire questa via. Nel mio piccolo, ho già espresso più volte questo tipo di pensiero: chi segue questo sito ha avuto modo di leggere gli articoli che fanno riflettere su un sistema che si basa sui dettami dell’Era dell’Economia (sia inerenti all’editoria sia ai restanti sistemi) e ha avuto modo di vedere come questo mio pensiero si rifletta sulle opere che realizzo (L’Ultimo Potere in special modo).
Ma non è solo su Le Strade dei Mondi che ho parlato di questo: su Fantasy Magazine in più di un’occasione ho parlato di questo sistema (basta dare uno scorcio alla pagina collaboratori dedicatami per vedere: Qualche osservazione sulla percezione da parte dei lettori dei romanzi fantasy realizzati in Italia, Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fantasy contemporaneo, Dove sta andando l’editoria? e Sui prezzi dei libri punti di vista a confronto). Per quanto espresso, in alcuni casi sono stato tacciato di voler mostrare che l’editoria è solo brutta e cattiva, che il sistema non va criticato.
Proprio su questo volevo fare una breve riflessione, che va sempre a ricadere sul due pesi due misure. Come si è visto in questo articolo, il pensiero espresso sullo scrivere libri e su come si giudica il sistema è lo stesso, l’unica differenza è che viene da persone distinte: una conosciuta e l’altra no, una che ha avuto successo e notorietà, il cui valore è stato riconosciuto da molti, e l’altra no. Ma questo non dovrebbe fare differenza, perché se un pensiero è giusto, è giusto a prescindere da chi lo pensa.
E invece si deve prendere atto che la realtà è differente, che molte persone riconoscono la validità di un pensiero solo se viene da chi ricopre certi ruoli. E’ questo il limite che molti individui hanno: non riconoscere la verità quando l’hanno davanti a prescindere dalla forma, ma basare la sua validità in base al successo, al consenso che la maggioranza da a chi esprime un certo pensiero.
Non ci si deve meravigliare che non si vada da nessuna parte fintantoché si possiede un simile modo di fare.

2 comments to Una riflessione da un discorso di Ursula K. Le Guin

  • Ma il “vecchio” sistema tanto protettivo dell’Arte, era poi così immune dal richiamo del denaro? Senza voler tirare per forza in ballo la LeGuin, siamo sicuri che un autore del primo dopoguerra, o anche degli anni ’20, fosse libero dalle influenze editoriali? Se è mai esistita questa epoca dell’oro, mi sa che dobbiamo andare molto più indietro per cercarla.

    • A questo non so dare risposta. So però per esempio di autori come Heinlein che furono scaricati dal proprio editore per quello che aveva scritto (Fanteria dello Spazio). Non so di allora, ma giudico quello che avviene adesso e l’esortazione di Le Guin agli autori di seguire quello che vogliono scrivere veramente, piuttosto che quello che vuole il mercato, la trovo valida e condivisibile.

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