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Saghe fantasy famose

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Anomander Rake, uno dei protagonisti di Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson, una delle saghe fantasy più conosciuteIl fantasy negli anni scorsi ha avuto il suo periodo di maggior diffusione, questo grazie al grande successo dei film di Peter Jackson su Il Signore degli Anelli: come conseguenza, molte nuove opere di tale genere hanno visto la luce sugli scaffali delle librerie, dato che le case editrici hanno voluto sfruttare il mercato che si è andato creando. Sembrava che per il fantasy ci fosse una ribalta in Italia, ma questo non è avvenuto a causa di mancanza di conoscenza, preparazione e organizzazione: il genere non è stato conosciuto a dovere da chi pubblicava, realizzando prevalentemente opere che si adattavano alla moda ma che non davano qualità, e così si è persa l’occasione di dare risalto a un genere spesso sottovalutato e che è ritornato a essere di nicchia. Certo, alcune opere hanno avuto dopo quel periodo una buona diffusione lo stesso (ma si tratta sempre di autori stranieri), come la saga di Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin (che aveva però già un suo seguito e un buon numero di vendite in Italia), questo grazie al successo dei videogiochi dedicati al primo e della serie televisiva dedicata al secondo. Tutto questo non sorprende: già alla fine degli anni Novanta, i romanzi basati sui mondi di D&D (es. Forgotten Realms) avevano avuto il loro periodo di gloria grazie ai videogiochi creati dalla Black Isle (la serie Baldur’s Gate, per citarne una).
Come si può vedere, la maggior diffusione di certe opere fantasy è data al successo che hanno avuto in altri settori. Di certo questo aiuta (si veda il grande risalto avuto dalla saga di Harry Potter di J.K. Rowling grazie ai film), ma non significa che senza di esso un’opera non possa trovare grandi consensi: basta pensare alla serie di Shannara di Terry Brooks,  a La Ruota del Tempo di Robert Jordan (conclusa alla sua morte da Brandon Sanderson) e a Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson.

Questa è l’introduzione dell’articolo che ho scritto e pubblicato su Letture Fantastiche, nel quale analizzo brevemente i punti di forza e quelli deboli di alcune delle saghe fantasy più famose: Shannara di Terry Brooks, Geralt di Rivia di Andrzej Sapkowski, La Ruota del Tempo di Robert Jordan, Harry Potter di J.K. Rowling, Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, Il Libro Malazan dei Caduti di Steven Erikson, La Torre Nera di Stephen King.

Progresso

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«Il progresso» disse infine il nano «è come un branco di maiali. E così va considerato, così va giudicato. Come un branco di maiali che gironzola per l’aia e dalla cui esistenza deriva tutta una serie di vantaggi. C’è lo stinco. Ci sono le salsicce, c’è il lardo, ci sono gli zampetti in gelatina. Insomma, ci sono dei vantaggi! Non bisogna storcere il naso dicendo che riempiono tutto di merda.» (1)

Questo brano pittoresco e colorito, oltre a far sorridere, fa anche porre una seria riflessione su cosa è il progresso, dato che non è tutto rose e fiori come vuole far credere chi da esso ci guadagna; spesso si dimentica, o si vuole dimenticare, il prezzo che richiede e le conseguenze che da esso derivano.
La medicina nel secolo scorso ha fatto grandi passi in avanti. Ma ci si dimentica che diverse scoperte sono state rese possibili dagli esperimenti inumani e dagli orrori commessi dai nazisti nei campi di concentramento che usavano i prigionieri come cavie. Ci si dimentica come si è arrivati al trapianto di organi e di cosa è stato fatto (vedere gli esperimenti del dottor Vladimir Petrovič Demichov); ci si dimentica di come, essendo i trapianti operazioni che fanno notizia e danno notorietà, ci sia un mercato nero di organi e spesso nelle istituzioni si spingano i parenti di persone in coma a lasciar “andare” il paziente e avere il consenso per l’espianto degli organi (salvo poi che nei casi di rifiuto è capitato spesso che il malato si risvegliasse, evitando così una morte in nome di un falso e ipocrita altruismo atto solo a sfruttare).
L’invenzione delle auto ha agevolato i trasporti e gli spostamenti, ma ha anche fatto aumentare l’inquinamento, causando allergie, malattie, problemi respiratori nell’essere umano e causando danni all’ambiente, al clima.
L’avvento della tecnologia, di internet, ha permesso una maggior divulgazione delle informazioni e la possibilità di avere accesso a una gran quantità di dati. Ma questo non ha aumentato la conoscenza dell’essere umano: spesso viene usato dall’essere umano in maniera banale, è usato solo come modo per fare pettegolezzi, scaricare frustrazioni, e genera vere e proprie dipendenze per le quali nascono strutture per disintossicare. Senza contare che i grandi gruppi (come governi, multinazionali) utilizzano le informazioni reperibili dalla rete per controllare le persone, cercando di limitarne la libertà.
Per dare maggiori confort, più oggetti di consumo alle persone, per avere maggior potere, si distrugge la natura (disboscamento di ettari di terreno che portano poi a frane e alluvioni, inquinamento di fiumi, generazione di terremoti come successo con il fracking o gli esperimenti delle bombe nucleari della Corea del Nord), s’impoveriscono popolazioni, le si scacciano dal loro territorio, si avvelena l’aria che respirano.
Questi sono solo alcuni esempi di prezzi pagati per il progresso; prezzi che si continueranno a pagare, dato che vige la mentalità del “fine giustifica i mezzi” e “tutto è lecito per un bene superiore”.

1.La Signora del lago. Andrzej Sapkovski. Nord 2015, pag.588

La Signora del Lago

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La Signora del LagoLa Signora del Lago è il romanzo conclusivo della saga realizzata da Andrzej Sapkowski che vede come protagonisti lo strigo Geralt di Rivia e la giovane Ciri. Anzi, a dirla tutta la vera protagonista dei romanzi è proprio lei ed è a lei che si rivolge il titolo del libro; non è affatto un caso che il nome dato al romanzo faccia venire in mente un personaggio dei miti arturiani. Sapkowski ha voluto creare un legame tra il mondo da lui creato e quello esistente, tra un mondo ricco di magia e creature magiche e un mondo “normale”, dove la magia è solo frutto di fantasie. Chi ha letto le opere di tale autore ha potuto vedere da dove lui ha attinto per scrivere quello che ha scritto; a modo suo, con La Signora del Lago, ha voluto mostrare un suo punto di vista su quello che sta alla base di certe storie del nostro mondo.
Com’è possibile tutto ciò? Perché nelle vene di Ciri scorre il Sangue Antico e, come visto negli altri libri della serie, questo le concede diversi poteri, tra i quali quello di viaggiare in altri mondi e tempi. La Signora del Lago comincia proprio con l’incontro tra Ciri e Galahad, cavaliere della Tavola Rotonda di Re Artù, che la scambia per la Signora del Lago emersa dalle acque e perciò reputandola proveniente da Faerie; è dal loro incontro che inizia il racconto della giovane. Con una narrazione non lineare che salta da un tempo all’altro (è da un Jarre ormai nonno che si scopre per esempio com’è andato l’esito di una battaglia di cui ha fatto parte da giovane, ma non è l’unico caso in cui viene usato tale artifizio narrativo), vengono tirate le fila delle vicende cui i protagonisti della storia hanno fatto parte. Così si scopre il fato di Geralt e del suo gruppo partito alla ricerca di Ciri. Si scopre il destino di Jennifer e le mire della Loggia. Ha risoluzione il conflitto tra Nilfgard e gli altri regni, con tutto quello che ne consegue (spargimenti di sangue, tradimenti, compromessi). Non ci sono grosse sorprese: tutto procede come il lettore si aspetta, preparato da come Sapkowski ha improntato lo sviluppo delle proprie trame; c’è solo un colpo di scena che veramente può sorprendere (e che si rifà a Una questione di prezzo, racconto presente in Il Guardiano degli Innocenti), per il resto tutto procede come previsto. Questo è il limite di La Signora del Lago: non sorprende, non esalta. Si tratta di una lettura piacevole, ma non coinvolgente; forse proprio a causa del modo in cui è narrata non fa entrare in piena sintonia con i personaggi e parteggiare per loro. Il romanzo conclude (almeno fino a questo momento) le vicende di Geralt e si può dire che la serie di cinque romanzi è stata una discreta lettura, a tratti anche buona, ma che non raggiunge il livello delle due antologie di racconti (Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino), molto più d’impatto; se l’opera è arrivata a una grande diffusione, molto è dovuto al grande successo della serie di videogiochi (The Witcher I,II, II) dedicati al personaggio di Geralt di Rivia.

La Torre della Rondine

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La Torre della Rondine di Andrzej SapkowskiLa Torre della Rondine è il quarto romanzo di Andrzej Sapkowski dedicato alle avventure di Geralt di Rivia. Come ha potuto vedere chi è arrivato nella lettura fino a questo punto, tutto ruota attorno a Ciri, la Bambina Sorpresa, l’erede del regno di Cintra e del Sangue Antico, e alle diverse parti in causa che sono alla sua ricerca: l’impero di Nilfgaard, le maghe e naturalmente Geralt, dato che il suo destino è legato a lei. Attorno alla giovane ruota un’antica profezia e nella lettura delle pagine di La Torre della Rondine si scoprono le origini dell’eredità che pesa sulla protetta di Geralt, che la vede legata anche al popolo degli elfi.
Il romanzo inizia con Ciri che viene raccolta da Vysogota nella palude dove abita (che, come si scoprirà, è molto più di un eremita che caccia pellicce) e da lui curata per le ferite subite. Attraverso il racconto che la giovane fa al vecchio si scopre quello che le è successo, che cos’è la torre della Rondine che dà nome al romanzo (e come nella lingua elfica il suo nome, Zireael, significhi appunto rondine) e di come è legata alla comparsa della Caccia Selvaggia e agli eventi che ruotano attorno a essa.
Ma non è solo attraverso le parole di Ciri che si scopre ciò che la riguarda, ma anche grazie ai punti di vista di chi è al suo inseguimento, di chi le sta dando la caccia: grazie a tale struttura, la scoperta della trama è meno lineare di altri romanzi di Sapkowski e per questo risulta essere più coinvolgente, soprattutto meno didascalica del volume precedente (Il Battesimo del Fuoco), facendone guadagnare in piacevolezza.
Naturalmente non manca la parte riguardante Geralt, che ormai ha abbandonato la via dello strigo per ritrovare Ciri, anche se in misura minore. Del romanzo probabilmente questa è la parte più debole, dovuta in parte alla banalità e ingenuità con la quale Geralt si caccia nei guai: da un personaggio con la sua esperienza ci si aspetta un comportamento più navigato, non che si faccia guidare dalla prima incontrata e finisca dritto nelle mani di chi gli sta dando la caccia senza pensare che, vista ormai la sua celebrità, non si abbia una sua descrizione e così venire riconosciuto. Sapkowski ha gestito male questa parte della storia, forzando in maniera banale gli eventi per far giungere il personaggio in un determinato punto.
Nel complesso La Torre della Rondine è una buona lettura, di certo migliore del volume che l’ha preceduto, con qualche inciampo nello sviluppo della trama che però viene compensato dal sentore che si sta preparando qualcosa di grosso e che ben viene fatto percepire dalla comparsa della Caccia Selvaggia, un mito del nostro mondo che ha affascinato già altri autori (Guy Gabriel Kay con la trilogia di Fionavar e Robert Jordan con La Ruota del Tempo). Parlando di miti, sono citati con chiarezza anche alcuni dei vichinghi, specie per quanto riguarda Hemdall, Bifrost e Ragnarok, tanto per far capire che cosa ci sarà da aspettarsi nell’avvicinarsi al finale dell’esalogia dell’autore polacco.

Zeferina

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zeferinaZeferina è un romanzo fantasy di Riccardo Coltri, ambientato in Alta Italia durante il periodo della sua unificazione, popolato da creature del mito, delle favole e del folclore della credenza popolare di quei luoghi. Sono stati questi gli elementi che incuriosiscono la lettura, specie il fatto che sia presente il mito della Caccia Selvaggia. Già in altre opere fantastico la si è potuta vedere: dalla magnifica e toccante versione di Guy Gavriel Kay nella trilogia di Fionavar a quella epica di Robert Jordan in La Ruota del Tempo, per non dimenticare il ruolo che ha nelle vicende di Geralt di Rivia (protagonista della serie realizzata da Andrzej Sapkowski) nella serie dei videogiochi di The Witcher.
In questo caso non si ha nulla di così potente ed evocativo, è qualcosa di nebuloso, poco accennato: della Caccia Selvaggia non c’è traccia, se non una breve menzione per quanto riguarda il personaggio di Beatrico (lo si capisce leggendo l’appendice, non la storia). Così come nebulose sono le vicende dei personaggi Nero e Zeferina attorno a cui le vicende ruotano: il primo in cerca della seconda e questa in fuga da tutti quelli che stanno cercando lei e il suo bambino. I fatti si svolgono velocemente e proprio a causa di questa velocità non si ha ben chiaro quante siano le parti in causa, quali siano gli schieramenti: si riesce solo a comprendere che Zeferina è sola contro tutti, in un mondo ostile dove è cercata da molti. In questa corsa frenetica non c’è spazio per un approfondimento psicologico dei personaggi, cosa che avrebbe permesso di dare uno spessore maggiore alla storia; così, invece di avere dei personaggi, si hanno delle semplici figure che si muovono in uno scenario anonimo, che spesso non viene descritto. Così come non sono descritte le varie creature che vengono nominate, lasciando il lettore a chiedersi di che aspetto esse possono avere o se invece si tratta solamente di uomini chiamati in un determinato modo per via delle proprie origini o dello stile di vita che conducono (così si riveleranno essere i vari orchi, regninsaori, massariòl che vengono nominati). Le appendici permettono di farsi un’idea delle origini dei miti e delle creature menzionate nel romanzo, ma questo non aiuta a recuperare quanto la lettura della storia non è riuscita a trasmettere.
A causa di queste mancanze non si riesce a provare empatia e attaccamento verso i personaggi, facendo perdere molto al romanzo, trovandosi in alcuni casi a chiedersi del perché usare una violenza che è gratuita e non serve a nulla per le vicende.
Invece è stato ben realizzato e curato il mostrare le credenze e le superstizioni di cui le persone di quell’epoca erano permeate.
Zeferina risulta essere un’occasione perduta, con ottimo materiale che avrebbe potuto creare una storia affascinante e avvolgente, una favola oscura capace di far addentrare il lettore nel folclore e nelle credenze del nostro paese. E invece si rimane solo con una lettura nebulosa che giunge alla fine senza entusiasmare.

Il Battesimo del Fuoco

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Quinto volume pubblicato in Italia, dove i primi due sono antologie di racconti, Il Battesimo del Fuoco è il terzo capitolo della esalogia di romanzi di Andrzej Sapkowski dedicati allo strigo Geralt di Rivia. Come spesso accade ai volumi di mezzo di una saga è quello che risulta più lento, dove accadono meno eventi salienti e le vicende si svolgono con più calma, aggiungendo alla trama meno di quanto è accaduto nei volumi precedenti e di quanto il lettore desidera.
L’attenzione in questo romanzo è centrata prevalentemente su Geralt con qualche scorcio dedicato a Ciri (ora unitasi alla banda dei Ratti con il nome di Falka, dove, senza più una guida si ritrova a dare libero spazio a lati di sé oscuri e inaspettati), a Yennifer (sparita dalla scena all’improvviso nel romanzo precedente e ricomparsa magicamente in questo) e agli intrighi politici delle varie nazioni coinvolte in un conflitto dove molto pare girare attorno alla Bambina Sorpresa salvata anni prima dallo strigo. Regnanti, maghi: davvero in tanti sono interessati a ritrovare quella che è l’erede di Cintra e utilizzarla per i propri fini.
Anche Geralt è alla sua ricerca, legato a lei da un legame che era stato ben mostrato in La Spada del Destino, qualcosa di così potente che non può essere ignorato, che rende lui e la ragazza vicini anche se sono lontani, seguendoli con sogni che lasciano da pensare. Dopo essere rimasto per qualche tempo a Brokilon, dove è stato curato dalle driadi per le gravi ferite subite a Thanedd a causa dello scontro con il mago Vilgefortz, lo strigo si è rimesso in marcia in compagnia di Ranuncolo e di Milva, una giovane arciera, e ha visto il proprio gruppo aumentare strada facendo. Un viaggio pericoloso attraverso regioni solcate dalla guerra, segnate dalla crudeltà e brutalità dei soldati, dagli orrori delle carneficine perpetrate, dove però è possibile incontrare anche piccoli miracoli e gesti gentili da chi meno ce lo si aspetta, facendo domandare quale sia la vera origine del male, se esso sia insito nella natura degli esseri viventi, se dipenda dalla necessità del momento o da ciò che uno decide di essere. Un viaggio se si vuole disperato, visti gli ostacoli con cui ha a che fare e soprattutto il non sapere dove possa trovarsi la giovane Ciri. Geralt avanza mosso dall’incrollabile volontà di trovarla, non importa come e con quali sacrifici (ma solo all’apparenza), deciso a farcela da solo, come se si trattasse di una sorta di espiazione, ma costretto ad accettare suo malgrado la necessità di dover ricevere aiuto da altri per riuscire nella sua impresa, trovandosi a sorridere amaramente per gli scherzi che alla volte la vita ha da riservare.
Il Battesimo del Fuoco risulta essere una lettura piacevole, che scorre veloce, senza mai annoiare, ma meno d’impatto come è stato La spada del destino. Andrzrej Sapkowski si dimostra essere uno scrittore capace di coinvolgere il lettore con storie semplici (questo però non significa semplicistiche), anche quando tende a raccontare più che a mostrare: altri autori sono stati stroncati per aver fatto tale scelta. Sarà il fatto di narrare storie che vedono protagonisti creature del mito e delle favole, di mostrarle per quelle che sono, ma anche di porle sotto una luce diversa, di non rendere così definito il confine tra luce e tenebre, di giocare con i luoghi comuni, ma i romanzi dell’autore polacco non risultano mai noiosi o banali, adempiendo bene al compito d’intrattenere con una buona lettura.

Lontano dalla Terra

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Questo è il titolo del racconto che ha partecipato per la selezione di racconti per Effemme, versione cartacea della rivista online FantasyMagazine edita da Delos Books. Ora che il bando è concluso, e quindi il regolamento non impone più limitazioni di non prestare per la pubblicazione il racconto in qualsiasi forma, cartacea o elettronica, finché non sia reso pubblico l’esito del concorso, posso parlare liberamente dell’opera che ho realizzato partendo da una riflessione.
Qual è la scintilla creativa che porta alla nascita di un’opera letteraria?
Come chiunque s’è cimentato nella scrittura sa, non esiste uno schema preciso: da qualsiasi fatto, elemento, oggetto, può sorgere l’ispirazione. Non ci sono ricette per la creatività, se non attenzione e passione; certo, servono tecnica e padronanza del linguaggio, saper costruire le scene, metterle al posto appropriato, tutte cose giuste, ma l’elemento principale, quello senza il quale non può esserci quanto appena elencato, è l’Idea.
L’Idea che arriva quando non ti aspetti, che mostra un percorso dove ogni volta è una prima volta.
E’ stato dopo aver letto il brano Un Piccolo Sacrificio appartenente a La Spada del Destino di Andrzei Sapkowski che è sorta l’immagine (da cui è partito tutto) di un gruppo di trovatori seduti in una radura di un boschetto, intenti in una gara di componimento. Ed è proprio durante questa sfida che fanno l’incontro con il Cavaliere. Un incontro che, ispirato alla figura di Ranuncolo, spalla spesso comica di Geralt di Rivia, doveva tenersi su un livello ironico, quasi comico, salvo con lo svolgersi delle vicende assumere toni meno scherzosi e scivolare verso sfumature più amare e dure, come avviene nel racconto di Sapkowski.
Ma si sa, le Idee paiono avere vita propria e non ascoltano i piani dello scrittore: con l’evolversi della storia mostrano la loro natura ed essa prende piede, guidando le dita di chi scrive dove vogliono far arrivare. L’atmosfera del racconto si è modificata, perdendo i toni scherzosi e divenendo da subito uno sguardo amaro sulla realtà e sulla società: niente di quanto ha a che fare con l’essere umano si salva, impietoso subisce il giudizio di chi ormai ha perso ogni legame con un mondo che non riconosce più. Nessuno viene risparmiato dall’inflessibile esame, tutto è giudicato distruzione, anche dove in apparenza non c’è, come avviene con la bellezza.
Certo, ci si potrebbe aspettare altro da un racconto che vede protagonisti elfi, fauni, gnomi, magia, streghe, cavalieri e principesse, qualcosa di più fiabesco e non un disincanto così affettato, ma il fantastico non è solo intrattenimento, è anche, e soprattutto, almeno per me, un modo per parlare di realtà, di ossessioni, di lati erronei della personalità e comportamenti sbagliati che, anche se con intenzioni buone, portano spesso a risultati diversi dalle aspettative.
A proposito di streghe e principesse, una precisazione sulle prime e lo spunto che mi ha fatto creare le seconde nel racconto.
Come succede spesso, il termine strega fa sorgere nella mente l’immagine di una creatura malvagia, contorta; una figura che l’istituzione religiosa cristiana ha contribuito a creare nell’immaginario collettivo per colpire quelle donne che non erano sottomesse all’autorità, che possedevano libero pensiero, fomentando superstizioni e false credenze popolari, alimentando uno degli elementi più dannosi dell’umanità: l’ignoranza, capace di creare paure, fobie, ossessioni che sfociano spesso in violenza.
Una visione completamente distorta della realtà. Strega è chi impara da sé, chi cerca e trova; in altre lingue per indicarle si usano parole che significano le “sapienti”, perché si tratta di personalità libere, coraggiose, indifferenti al conformismo, che non si accontentano di un sapere erudito fine a se stesso, ma che deve trovare applicazione concreta nella realtà. Persone diverse dalla media, quasi magiche con il loro modo di fare e trovare soluzioni, la cui grandezza dipende dalla saggezza che riescono a svelare con la loro ricerca. Una saggezza che conferisce equilibrio e comprensione del prossimo, un discernimento fuori dal comune; per questo simili individui sono tanto temuti dai più, cercando in ogni modo di non avere a che fare con loro e nel peggiore dei casi di eliminarli.
Cosa che non avviene con le principesse, dove nel pensiero comune invece si è all’opposto: le si vedono come creature leggiadre, belle, incantevoli, piene di bontà, soprattutto indifese e bisognose di protezione. Pochi pensano che, visto l’ambiente in cui sono cresciute (un ambiente che pone le sue radici sul potere, sullo sfruttamento, sul ritenersi superiori agli altri), l’unica protezione di cui avrebbero bisogno realmente è verso se stesse. Ed è questa realtà che fa sì che nel racconto debbano avere al fianco un guardiano che le guida, come succede in Final Fantasy VIII: nel videogioco, ogni strega esistita nel mondo aveva avuto al suo fianco un cavaliere, una sorta di equilibratore del potere che possedevano; l’unica strega che non ne ha avuto uno, Adele, ha portato un regno di terrore e distruzione. Così ho ideato qualcosa di simile per le principesse dell’opera realizzata, dove chi le custodisce, più che proteggerle da mostri e pericoli, deve proteggerle dall’ambiente che le ha cresciute.
Ma che cosa succede se una principessa rifiuta questa protezione?
La scoperta a chi vorrà leggere Lontano dalla Terra, scaricandolo dalla pagina download.

La Spada del Destino

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Il destino è una spada a due lame,
la prima sei tu,
la seconda è la morte.

La Spada del Destino, Andrezej Sapkowski

Ci sono cose come i sentimenti, come il destino che non possono essere sconfitte. Possono essere ignorate, represse, si può tentare di sfuggirgli, ma ritorneranno sempre, perché il mondo è guidato da grandi energie, energie che agiscono in maniera inspiegabile e sconosciuta, ma di cui si riscontrano gli effetti. Perché l’uomo, e ogni altra creatura, non sono altro che ingranaggi di un meccanismo, un corpo più grande.
Le energie della vita sono agenti cui è difficile sottrarsi: non esistono coincidenze, solo l’illusione delle coincidenze; il raziocinio umano è ancora troppo limitato per riuscire a comprendere e abbracciare l’immensità del creato.