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Mondo Dei Sogni: Insegnamento

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Tutti i sogni mostrano dei lati di sé, hanno un insegnamento da trasmettere; solitamente sono “criptati”, ovvero hanno bisogno di una chiave di lettura per interpretarli. Ma alcuni di essi sono così lucidi e diretti che non occorre rifletterci sopra. E’ come trovarsi in una specie di trance che fa raggiungere degli spiriti guida, essenze di un aldilà capaci di dare una conoscenza solitamente bloccata; un sonno in cui si è vigili e attenti, consapevoli di quello che succede.

Il cammino proseguì di buon passo fino a mezzogiorno, quando si fermarono per consumare un frugale pasto al riparo di un gruppetto d’acacie.
Socchiudendo gli occhi, Ghendor fissò i giochi di luce dei dardi solari nell’intreccio di rami e foglie. Era la stessa cosa accaduta in sogno.
Dopo aver girovagato nel luogo risorto, fermandosi a osservare le statue e la gente che passava, s’era incamminato alla volta del tempio, immettendosi nel flusso della corrente umana. Salita la gradinata dell’imponente muraglione, aveva oltrepassato i recinti del tempio, continuando a camminare lungo il perimetro del santuario.
Senza accorgersene si era allontanato dagli altri, fermandosi a rimirare una statua. Il volto incorniciato da una chioma fluente di capelli ondulati, era stato cesellato dando un’espressione penetrante. C’era severità e dolcezza, ma anche forza che si manifestava nelle membra muscolose e aggraziate, dando al corpo un senso d’armonia e grazia che trascendevano dall’aspetto umano; e che quell’essere fosse molto di più lo si poteva capire dalle grandi ali che spuntavano dal dorso. Ali d’aquila per sollevarsi da terra e volare nei cieli, lontano dal mondo conosciuto e dirigersi verso luoghi inesplorati, dove l’uomo non era ancora giunto. La magnifica creatura teneva la mano aperta, il palmo rivolto verso l’esterno, in un gesto che era un invito a unirsi nell’ebbrezza del volo.
Una sottile corda passava sul torace assicurando un lungo corno alla schiena: sembrava essere una delle trombe del giudizio citate in alcuni testi.
Un raggio luminoso lo colpì agli occhi. Per un attimo pensò che fosse il riflesso del sole sulla parte dorata della facciata del tempio; invece l’origine era una fonte luminosa che si trovava su una panca a pochi metri di distanza.
«Salve Messaggero.» La luce parlò e si mosse, come se qualcuno fosse avvolto in essa. «Siediti qui con me.»
Ghendor andò a occupare posto sulla panca.
«E’ una meravigliosa costruzione, non trovi?» La luce parlava tranquillamente, a suo agio. «Un giorno tornerà a essere così.»
«Questo è un sogno?» S’era sentito strano a porre quella domanda.
«Sogno?» Fece divertito l’essere. «Sì, lo è, ma è anche una realtà che è stata e che potrà di nuovo essere, se lo si vorrà.»
«Allora sto sognando il passato e il futuro?»
«Più che sognando si può dire che ti sei svegliato nel sogno.» La creatura rise all’espressione dell’uomo. «Fino a questo momento hai vissuto il sogno delle persone che sono rimaste qui, che hanno lasciato impresso in questo luogo l’ideale in cui più fermamente hanno creduto e che ora sta rivivendo nel vostro sonno. Ma quando si sogna non si è mai protagonisti, non si sceglie come agire, si subisce lo svolgersi del sogno; si è condizionati, come lo si è nella vita dai rapporti con gli altri e l’ambiente. Se tu stessi ancora sognando saresti entrato a pregare nel tempio con gli altri. Ma se tu sei qui significa che non sei più sotto la sua influenza e sei libero di scegliere: quindi sei sveglio. Perciò ti dico che ti sei svegliato all’interno del sogno.»
A Ghendor era parso che si voltasse a guardarlo.
«Non hai capito, ma non importa: non è questo quello che conta. La comprensione verrà da sé.»
«Sono libero di fare quello che voglio: quindi posso decidere di svegliarmi e tornare al presente?» Aveva chiesto titubante Ghendor, nonostante tutto gli sembrasse strano.
«Certo che puoi, ma perché vorresti farlo?» Chiese l’essere luce. «Hai ancora una cosa da fare qui.»
Ghendor aveva dato ragione alla creatura: non voleva ancora tornare alla realtà, ma ne ignorava la ragione. «Che cosa devo fare?»
«Qualcosa che ti aiuterà a compiere la missione.» Disse la creatura. «Imparerai a conoscere di più te stesso. Camminiamo un po’.»
«Come può essermi questo d’aiuto nella ricerca?»
La figura luminosa lo precedeva di qualche passo. «Alcune cose non ti sono chiare, anche se già sei sulla buona strada. Ma stai venendo aiutato e non ci metterai molto a capirlo.»
Si arrestò davanti a una statua di un uomo con entrambe le mani appoggiate sull’elsa di una spada piantata nel terreno; uno scudo era assicurato alle sue spalle.
«Quando un discepolo è pronto compare un maestro.»
Ghendor fissò l’opera. “Questa l’ho già sentita.” Pensò.
«Non solo l’hai già sentita, ma la stai vivendo.» Lo sorprese l’essere luce. «E non sarà difficile, visto che già possiedi delle buone basi: devi solo fare il passo successivo che divide la teoria dalla pratica. La tua mente è aperta e coglie il significato più profondo della Rivelazione. Liberandoti da certi blocchi scoprirai verità ulteriori. Hai bisogno di un po’ di tempo, ma hai la fortuna di avere incontrato chi potrà mostrarti come fare.»
«Ariarn.» Disse il Messaggero.
«Si. Ti può insegnare perché ha già intrapreso questa strada, ma ricorda che sarai tu a doverla percorrere.» Fece una pausa. «Sei molto bravo a insegnare agli altri, ma ricorda che per insegnare veramente bisogna prima saper fare: dovresti ascoltarti quando parli, ti sarebbero molto d’aiuto. »
«Di che cosa ho bisogno?» Ghendor si era sentito come un libro aperto per quella creatura, ma non avvertì disagio.
«Innanzitutto devi eliminare una visione errata di quanto che fai. Non sforzarti solamente di credere, comprendi che può essere veramente così, che ciò che insegni ha dei risvolti pratici, non solo per gli altri, ma anche per te: ci sei vicino, la sfiori, ma non riesci ad afferrarlo. E non ci riesci per un semplice motivo: ti manca convinzione, sottovaluti le tue capacità.»
Ghendor aveva fatto per parlare, ma l’essere aveva continuato. «Ti manca sicurezza e rimani ancorato al passato, non riuscendo a superare certi comportamenti. Tutti hanno delle debolezze; il fatto che tu non le veda, non significa che non ci siano. La sicurezza che cerchi la devi trovare in te stesso, gli altri non te la possono dare: ricordi?»
Ghendor aveva ricordato: erano parole sue. La creatura aveva ragione: era bravo nell’insegnare agli altri a risolvere i loro problemi. Allora perché non riusciva a risolvere i propri?
«Sempre per insicurezza.» Aveva risposto l’essere alla muta domanda. «Tu credi ai Messi Celesti e alla Rivelazione. Credi anche in te stesso. Ti accorgerai che è la medesima cosa.»
L’essere stava facendo il cammino a ritroso fatto per arrivare al tempio.
«Non esiste uomo che non abbia paura. Ma non è da tutti superarla e non può essere eliminata: ma limitata e impedire che blocchi, sì. Perché è questo che fa: impedisce di agire e crescere. Dovrai superarla per riuscire nella missione e potrai farlo solo se avrai sicurezza in te perché come in ogni uomo c’è molto più di quello che si vede. »
Erano arrivati all’ingresso della zona del santuario, davanti al piedistallo su cui era situata l’iscrizione letta.
«Perché non c’è nessuna statua?» Chiese Ghendor.
L’essere luce fissò la costruzione di pietra. «Perché non c’è opera di pietra o di altro materiale che possa rappresentare qualcosa di ampio e multiforme come l’anima. Il messaggio che si vuole trasmettere è conoscere quanto legata a essa, anche le parti più oscure, per farle diventare luce.»
A Ghendor parve che alzasse un braccio per indicare il piedistallo.
«Lo spazio è lasciato vuoto perché ognuno veda se stesso e comprenda che la crescita è senza limiti.»
Il Messaggero guardò verso i piedistalli che adornavano il sentiero. «Quelle statue invece sono state create per rappresentare singolarmente ogni lato del carattere umano, per frammentare l’intero dell’anima e rendere perciò più facile la sua comprensione, giusto?»
«E’ così: parti del sé che insieme formano l’uomo, come i colori formano la luce bianca.» L’essere si avviò verso le gradinate. «Il nostro tempo qui è ora concluso, ma ci rincontreremo. Potrei dire che ci vedremo sempre, ma ancora non capiresti.»
«Tu sei un Messo Celeste?»
L’essere luce rise. «Un giorno vedrai.» Continuò a scendere gli scalini. «Rammenta queste parole: andrai lontano, dove molti non hanno osato arrivare e dalle tue azioni scaturirà un gran bene. Molti avranno salva la vita grazie a te. Non sentirti fuori posto perché non appartieni alla mentalità di questo mondo; non aver paura di giudicarlo perché solo vedendo dove sbaglia potrai cambiarlo. E lo farai con la tua vita, seguendo la strada che già percorri: altri ti seguiranno perché rivelerai la verità.» Ormai era nel prato. «Non si affidano compiti a chi non è in grado di portarli a termine. Molti credono in te: credici anche tu.»
Ghendor avrebbe voluto fare altre domande, ma la luce si fece più intensa fino ad avvolgere tutto e a farlo svegliare.
Rifletté sulle parole del sogno: erano cose che già sapeva. Sentirle dire da un altro però era diverso: era come essersi liberato di un peso, sentendosi più libero e leggero.
Forse era venuto il momento di cambiare. Cosa aveva da perdere se poteva migliorare?
Con una nuova fiducia riprese il cammino insieme agli altri.

2 comments to Mondo Dei Sogni: Insegnamento

  • Di solito quelli più lucidi sono i sogni che faccio poco prima di svegliarmi, o più semplicemente mi sembrano tali perchè li ricordo meglio.
    Però purtroppo mai ho trovato qualche risposta utile nei miei sogni 🙁

    • Conosci te stesso, era l’incisione sul tempio dell’Oracolo di Delfi. E la si può applicare anche per i sogni. Certo bisogna riuscire a distinguere tra le influenze che hanno gli eventi della giornata sul sogno e i segnali mandati dall’inconscio. Ma se si ritaglia uno spazio tranquillo e si riflette sinceramente su quali sono i propri timori e paure, affrontandoli senza scappare, allora può divenire più facile trovare la chiave di lettura. Certo affrontare certe verità su noi stessi fa male, ma sfuggirgli può essere peggio, si sarà perseguitati, vivendo male.

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