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Il Nome del Vento

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… Hai mai sentito la storia di Martin il fabbricante di maschere?» Cronista scosse il capo e Bast emise un sospiro frustrato. «E le commedie? Hai visto il Fantasma e la Guardiana delle Oche o Il Re da Mezzo Penny?»
Cronista si accigliò. «È quella in cui il re vende la sua corona a un orfano?»
Bast annuì. «E il ragazzo diventa un re migliore di quello vero. La guardiana delle oche si veste come una contessa e tutti sono stupiti dalla sua grazia e dal suo fascino.» Esitò, sforzandosi di trovare le parole che voleva. «Vedi, c’è un legame fondamentale fra sembrare ed essere. Ogni bambino dei Fae lo sa, ma voi mortali non sembrate rendervene conto. Noi capiamo quanto può essere pericolosa una maschera. Diventiamo tutti quello che farciamo finta di essere.»
Cronista si rilassò un poco, avvertendo un terreno fan~ «Questa è psicologia di base. Vesti un mendicante con abiti eleganti, la gente lo tratterà come un nobile, e lui si adeguerà alle loro aspettative.»
«Questa è solo la minima parte» disse Bast. «La verità è più profonda di questo. È…» Bast si impappinò per un momento. «E come la storia che tutti narrano su sé stessi nella propria testa. Sempre. Tutto il tempo. Quella storia ti rende ciò che sei. Noi la modelliamo attorno a quella storia.»
Accigliandosi, Cronista aprì la bocca, ma Bast sollevò una mano per fermarlo. «No, ascolta. Ce l’ho, ora. Incontri una ragazza: timida, modesta. Se le dici che è bellissima, lei penserà che sei dolce, ma non ti crederà. Sa che la bellezza si trova in te che la guardi.» Bast fece una riluttante scrollata di spalle. «E alle volte questo è sufficiente.»
I suoi occhi si illuminarono. «Ma c’è un modo migliore. Tu le dimostri che è bellissima. Fai specchi dei tuoi occhi, preghiere delle tue mani contro il suo corpo. E dura, molto dura, ma quando lei davvero ti crede…» Bast fece un gesto con fare eccitato. «Improvvisamente la storia che si racconta nella sua stessa testa cambia. Lei si trasforma. Non si vede bella. E bella a vedersi.»

Il Nome del Vento Patrick Rorhfuss

L’analogo concetto viene mostrato nel film Big Fish di Tim Burton: “A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Ed esse continuano a vivere dopo di noi e in questo modo egli diventa immortale.
Se ci si pensa è sempre così, nel bene come nel male: è la forza del convincimento, capace di far divenire ciò che si pensa di essere. E’ la capacità del pensiero di plasmare carattere, personalità, emozioni, di rendere possibile ogni mutamento, di far divenire ciò che si vuole: il pensiero è il luogo della creazione, il luogo dove vivono e riecheggiano tutte le storie; storie che fungono da modello, che sono d’ispirazione, che sono capaci di cambiare una persona e pure il mondo.
Per questo agli uomini piace tante leggere e ascoltare storie: in esse c’è il fascino della scoperta, della rivelazione, del mistero, della crescita, dell’arricchimento. Tesori capaci di cambiarlo, di farlo addentrare in vite che altrimenti non potrebbe vivere, di fargli provare esperienze nuove. E’ per questo che fin da bambini sono attratti da esse.
Ed è per questo che Il Nome del vento ha avuto tanto successo. Patrick Rothfuss è riuscito a ricreare il fascino che il raccontare una storia esercita. Il racconto che Kvothe fa della sua vita attrae così tanto non solo perché narra di un’avventura fantastica, ma perché parla del cammino di crescita che ogni individuo effettua. E il lettore leggendolo ci si riconosce, vi si rispecchia: il viaggiare nel mondo e la sua scoperta, il calore della famiglia e di una compagnia, la perdita degli affetti e di quanto si ha di caro, l’essere costretti ad arrangiarsi per sopravvivere senza contare su nessuno, stringendo i denti per andare avanti vivendo alla giornata. I tempi della scuola con le sue amicizie e le sue rivalità, con la scoperta dell’odio e dell’amore, muovendo i primi passi impacciati alla scoperta di sentimenti nuovi, dove tutto è incertezza, dove non ci sono sicurezze ed euforia e paura sono gemelle di un sentimento che cresce senza controllo. Il maturare la consapevolezza della condizione d’essere umani con grandezze e piccolezze, dei limiti che morte e perdita fanno conoscere; della necessità di avere uno scopo, un obiettivo perché la vita abbia un senso.
Il Nome del Vento colpisce perché è una storia ben scritta e narrata, ma soprattutto perché è una storia che parla della vita. E la vita, insieme a come la si vive, è quanto di più importante può esserci.

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