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Il futuro che non ci sarà

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Osservo.
Osservo la gente, guardo come si muove, come si comporta e penso al futuro. A quel futuro che non ci sarà.
Almeno non con connotazioni positive.
Il mondo sta cambiando, si è giunti alla fine di un epoca e il cambiamento è necessario.
Ma com’è questo cambiamento?
Un’incognita, ancora tutto un divenire, che si trasformerà in base a come si agirà.
Ma da quello che vedo nella gente, il pensiero che si forma nella mente non è positivo. Per niente.
Perché?
Perché la gente non prende tra le mani il proprio destino: si affida agli altri, sperando nella loro comprensione, nella loro “bontà”. Istituzioni, politici, associazioni: sperano che risolvano i loro problemi, che facciano il “miracolo”, che li tolgano dai guai, che gli diano “tranquillità”, che li rassicurino. Sono solo illusioni: chi è all’interno di gruppi di potere cerca di mantenere gli equilibri che sfruttano gli individui perché ha un tornaconto, per non rischiare e assumersi responsabilità.
Ho visto la gente non avere più dignità, più rispetto per se stessa: nel lavoro, nella quotidianità, nello sport, nel momento dello svago. In qualsiasi ambito l’ho vista farsi calpestare dai prepotenti, dai prevaricatori, dagli irrispettosi, dai maleducati, da individui pieni di ego che, per ricoprire una minuscola fetta di potere, si sentono superiori agli altri e li trattano come pezze da piedi, come merde da schiacciare.
Ho visto la gente sotto l’aggressività verbale e lo spregio di simili individui non fare niente, subire e arrivare a provare sensi di colpa, sentirsi sbagliata, inchinandosi a chiedere scusa quando era l’altro a doverlo fare. Basta semplicemente fare la voce grossa, dura, minacciosa, effettuare un attimo d’intimidazione, che la gente si ritira dal campo, rinuncia a esigere quel rispetto che merita, ma che non è scontato, per cui bisogna sempre stare attenti e pronti a difendere, perché in questo mondo non è un diritto acquisito, c’è sempre qualcuno pronto a portarlo via. Un evitare lo scontro che non è perché si è “gente di pace”, ma perché c’è apatia, codardia, un subire per non entrare in attrito, per evitare patemi e non incrinare l’ “armonia”.
Ma questa “armonia” è ipocrisia, è falsità: un’armonia basata sul lasciare fare per non avere da pensare, da lottare, per non prendere posizione, e’ quanto di più sbagliato ci sia. Tutti i tiranni, le dittature, gli orrori, sono nati e stati possibili perché li si è lasciati fare, perché si voluti rimanere fermi per essere tranquilli, per non darsi da fare, per non avere “pensieri”.
Nonostante gli insegnamenti della storia, le lotte d’individui che si sono battuti per insegnare questa lezione, si continua a procedere in questa direzione. E’ una causa persa perché non c’è speranza, non c’è niente, nemmeno un moto di rabbia.
Si dice che bisogna capire che questa è la vita, che non bisogna prendermela, che occorre lasciare andare.
No: questa non è vita e non essendo tale non va accettata. E neppure bisogna lasciare andare.
Sì: occorre prendersela e pure di brutto. Non si potrà fare molto come semplici unità, ma innanzitutto non si sarà complici di questo schifo. E non bisogna escludere che facendo e cercando d’educare, altri non s’incammino in questa direzione, capendo che la dignità, il rispetto sono tutto.
Senza queste basi, non c’è futuro per il mondo, ma solo un continuo arrancare nel fango e nei liquami più schifosi prodotti nella mente ormai malata di quell’essere chiamato uomo che si crede in cima a tutto quanto.

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