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Difendere i propri successi

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Occorre difendere i propri successi, con le unghie e con i denti, perché ci sarà sempre chi si vuole appropriare dei meriti altrui, vuole salire sul carro del vincitore e avere una fetta di torta, anche se non ha fatto niente per contribuire al conseguimento del risultato.
Ne è esempio la ricercatrice italiana Roberta D’Alessandro che ha ribattuto giustamente alle affermazioni del ministro Giannini, la quale, con atteggiamento tipicamente di un governo che di giusto fa poco ma è capace solo d’esaltarsi e vantarsi dei successi altrui, aveva scritto su Facebook: “Un’altra ottima notizia per la ricerca italiana. Colpisce positivamente il dato del numero di borse totali ottenute dai nostri ricercatori, che ci posiziona al terzo posto insieme alla Francia. Ma, soprattutto, colpisce il fatto che siamo primi per numero di ricercatrici che hanno ottenuto un riconoscimento. Complimenti ai nostri ricercatori e alle nostre ricercatrici!“.
Roberta D’Alessandro non c’è stata a subire una beffa dopo aver subito danno e ha voluto chiarire e mettere un fermo alle dichiarazioni del ministro. “Ministra, la prego di non vantarsi dei miei risultati. Abbia almeno il garbo di non unire, al danno, la beffa, e di non appropriarsi di risultati che italiani non sono. La mia ERC e quella del collega Francesco Berto sono olandesi, non italiane. L’Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai.” (in questo articolo si può leggere la risposta completa della ricercatrice).
Occorrono persone che dicano le cose come stanno, che siano pronte a difendere ciò che è giusto e porre fine a un sistema capace di prendersi meriti che non gli appartengono e vantarsi di risultati che non sono suoi. Perché è ora di dire basta alle prese in giro.

2 comments to Difendere i propri successi

  • L’Italia non ha posto per tutti, e non è bello… però se questi ricercatori si sono formati in università italiane, almeno di questo possiamo essere orgogliosi.

    • Si sono dati da fare e hanno dovuto pagare un bel po’ in tasse e libri, senza aiuti (in paesi del Nord Europa, se ottengono buoni risultati, gli studenti vengono anche aiutati). In Italia non c’è quasi spazio per nessuno, purtroppo, perché la ricerca non è ritenuta importante. Ed è un peccato, perché di persone intelligenti e con idee, fortunatamente, ce ne sono, ma non si vuole valorizzarle. Salvo poi prendersi i meriti dopo che si sono dati da fare: questo non mi piace. Come non mi piacciono i trionfalismi italici che tanti membri del governo sbandierano ai quattro venti, anche se non c’è nulla di trionfale o di cui rallegrarsi.

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