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Sempre la solita storia

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Sul sito di Loredana Lipperini è stato pubblicato questo articolo: non c’è bisogno di dilungarsi in spiegazioni. Uno perché il pezzo è chiaro e ben scritto; due perché ne ho già parlato tante volte sul sito in cui scrivo. Questo vuole essere un mostrare realtà che tanti non conoscono e non vogliono vedere, un non stare zitti, perché non si può abbassare sempre la testa.
Solo una nota: arriva il momento in cui non si riesce più a sopportare, che si arriva a un punto di rottura. E ci si sta avvicinando.
Dopo non si pianga e si recrimini per le conseguenze, perché sono state cercate.

5 comments to Sempre la solita storia

  • Già sempre la solita storia. Il problema è che quando una popolazione si stanca di essere sfruttata come schiava, se ne trova un’altra messa peggio pronta a prenderne il posto.
    Finchè la nostra economia è basata su un consumo di prodotti made in ovunque le cose non cambiano.
    Equo solidale, biologico, ecologico e cruelty free sono le uniche vere strade che noi singoli possiamo intraprendere per cambiare le cose. Il mercato è ancora assoggettato alla domanda, se la domanda si adegua sempre all’offerta non abbiamo scampo.

  • Il governo italiano ignora in modo assoluto i lavoratori, tant’è che per bocca del ministro Sacconi si è più volte lavato le mani. Ma la funzione primaria di un governo democratico è mediare tra le classi che compongono il popolo, però oggi tutti hanno paura a pronunciare queste due “terribili” parole: classi sociali. Purtroppo hai ragione, la misura per molti è ormai quasi raggiunta e ci si prepara al traboccamento. 🙁

  • Avete ragione entrambi. Finchè la società si basa sul consumo e indifferenza.
    Poi c’è l’inerzia: perché si deve stare fermi a guardare? Perché si deve arrivare a piangere, a reagire drasticamente quando tutto è perduto, invece di darsi da fare e rimediare quando il danno è minimo, arginabile? Perché lasciare che tutto crolli e poi ricostruire da capo? Non è detto che poi questo sia possibile, se si rimane schiacciati dalle rovine.

  • Ma oltre al consumo e all’indifferenza c’è un altro problema: qua ci si ribella solo quando il problema colpisce direttamente.
    Agli operai FIAT frega qualcosa di quelli OMSA?
    E viceversa?
    Finchè il problema di alcuni non diventa il problema di tutti non si va da nessuna parte 🙁

    • Finché gli uomini continueranno a considerarsi isole e non parte di un intero, continuerà questa china. Non capiscono che se una persona sta bene, staranno meglio anche gli altri: se uno è sereno, porta serenità in ogni ambiente in cui va; se è adirato, tenderà a scaricare la tensione sugli altri o ad avere un comportamento (mugugni, sbuffi) che infastidirà e magari indisporrò gli altri.
      E’ un effetto domino. Quello che capita agli operai Fiat non riguarda altri? Pensiero erroneo, dato che se si fa tanto di far passare una legge, una tipologia di contratto là, altre ditte si sentiranno in diritto di percorrere la stessa strada. E’ pericoloso creare precedenti, occorre sempre essere vigili.

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