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Childe Alfredo alla Torre Nera giungerà

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L’aria fu squarciata da un suono acuto e lacerante.
Alfredo si alzò in piedi di scatto, gli occhi duri e taglienti puntati sulle colline all’orizzonte. «Siamo chiamati» si voltò verso Giulio e Marzio. «Dobbiamo andare.»
Marzio fece uno sbuffo mentre si stiracchiava la schiena. «D’accordo che è finito il turno, ma con calma: sono sfinito.»
Alfredo lo fissò gelidamente. «Il corno di Gilead ha suonato: non c’è tempo da perdere.»
Giulio si poggiò una mano sulla fronte. «Santo cielo…ricomincia.»
Marzio spostò lo sguardo dall’uno all’altro dei suoi amici. «Eh?» chiese perplesso.
Alfredo inclinò il capo di lato, piantandoglisi davanti a gambe larghe. «Sei della stirpe di Sheemie Ruiz?»
Marzio stava per ripetere l’“eh” di prima, ma seguì il suggerimento di Giulio che gli facendo cenno di negare. «No» disse titubante.
«E allora smettila di fare il ritardato» gli intimò Alfredo.
«E tu smettila di sparare stronzate» rimbeccò Marzio.
«Io non sparo stronzate. Io sparo con la mente.»
Giulio si mise tutte e due le mani nei capelli.
Marzio sbarrò ancora di più gli occhi. «Ma che caz…» Venne interrotto da Alfredo che gli piantò l’indice sul petto.
«Hai dimenticato il volto di tuo padre, la mia parola in pegno. Non sei degno di accompagnarmi nella ricerca della Torre Nera.» Detto questo, Alfredo si voltò e s’allontanò velocemente da loro.
«La Torre Nera?» domandò sempre più perplesso Marzio a Giulio.
Giulio trasse un profondo respiro. «Quella del film uscito tempo fa nelle sale, tratto dai romanzi di Stephen King; dopo aver visto la pellicola, Alfredo ha recuperato tutti i volumi della serie cartacea, li ha letti e da allora gli ha preso la fissa d’essere uno di quei pistoleri.»
Marzio rimase a fissare l’amico per qualche istante prima di mettersi a sghignazzare di brutto. «Un pistolero…un pistolone, sarebbe meglio dire.»
«C’è poco da ridere» disse serio Giulio. «L’altro ieri si è quasi preso una denuncia per stalking: ha pedinato per tutto il giorno un prete; era convinto che fosse l’uomo in nero e che seguendolo lo avrebbe condotto dal Re Rosso.»
«Chi?» fece Marzio.
«Uno dei personaggi dei romanzi.» Giulio liquidò in fretta la precisazione. «E il giorno prima ha rischiato d’essere arrestato perché voleva aggredire un giardiniere che stava lavorando in un parco: diceva che era uno degli emissari di Farson mandato a distruggere la rosa.»
L’espressione di Marzio era a metà tra il divertito e lo stranito, come se l’altro stesse cercando di spacciargli per vera una barzelletta.
«Non è una balla: c’ero» disse seriamente Giulio.
«Cazzarola…» mormorò Marzio. «S’è rincoglionito come quello famoso, quello spagnolo dei mulini a vento…»
«Don Chisciotte.»
«Ecco, bravo, proprio lui.» Marzio fece schioccare le dita. «Ma che tu sappia, Alfredo sta facendo uso di droghe?»
«No, è lucidissimo. Beh, per modo di dire. Ma non si sta drogando. Fino a poco tempo fa era normalissimo e poi ha cominciato a sbarellare con questa storia di pistoleri, torri e compagnia bella.»
«Chissà cosa succede nella mente delle persone alle volte…» si domandò pensieroso Marzio.
Mentre i due continuavano a parlare, Alfredo era già lontano da loro. Aveva attraversato il parcheggio a passo risoluto, raggiungendo la fermata degli autobus e prendendo quello con il numero diciannove.
“Diciannove, come la parola maledetta: non ci sono dubbi, è questo il segno da seguire.” Alfredo si sedette vicino al finestrino. “La parola che apre la mente, che fa sapere che cosa c’è oltre. Anche se sapere farà impazzire: così ha scritto Walter. Ma io sarò più forte, io resisterò, anche se alla lunga il cervello mangerà se stesso.”
L’autobus correva veloce sulla strada. Alfredo lanciò una rapida occhiata agli altri passeggeri: gente con lo sguardo inebetito perso oltre i finestrini. Provò un moto di disgusto. “Sono della genia dei lenti mutanti.”
Poi s’irrigidì quando il mezzo si fermò alla fermata e vide chi salì.
“Così incrociamo i fantasmi che ci perseguiteranno negli anni futuri.”
L’anziana avanzò appoggiandosi alla stampella, tenendo nell’altro braccio una sportina di plastica bianca; al suo interno si scorgeva una rotondità rosea.
“Credevo ti avessero spedito all’inferno, Rhea del Cöos. Tu e la tua maledetta sfera.” Strinse i pugni fino a farsi sbiancare le nocche.
L’anziana si diresse verso di lui. «Posso sedermi accanto a lei?» chiese sorridendo.
Alfredo la scrutò freddamente. «Fai del tuo peggio» sibilò.
L’anziana tentennò alcuni istanti, ma poi si sedette vicino a lui. «Lei dove è diretto?» domandò dopo qualche istante.
Alfredo sentì i nervi tendersi. «Alla Torre Nera.»
«La Torre Nera? È un nuovo ristorante? Non l’ho mai sentito prima. L’unica torre che conosco è Torre Annunziata; sa, là c’ho dei parenti e ogni estate li vado a trovare.» L’anziana parlava come un fiume in piena. « È così bello laggiù il mare, sa? Dovrebbe andarci, ci fanno un pesce…»
Alfredo si volse di scatto verso di lei. «Smettila di prenderti gioco di me, maledetta strega: sai benissimo di cosa sto parlando. Ti diverti perché sai che non ho con me le mie pistole. Ma aspetta che le riabbia e ti piazzo una pallottola in fronte, rispedendoti nel buco dal quale sei strisciata fuori.»
L’anziana sbarrò gli occhi dalla sorpresa, poi si alzò più velocemente che poté, portandosi il più lontano possibile da lui.
Alfredo scese alla fermata davanti alla stazione dei treni. Attraversò il piazzale e si diresse verso i binari.
“Sei stato furbo a venire qua, Blaine il Mono, ma mimetizzarti non ti servirà: troverò il modo di smascherarti. E mi condurrai alla Torre Nera.”
Stava girovagando da una decina di minuti, quando un sorriso gli si dipinse sul volto.
“Certe monete false saltano fuori in continuazione.”
Osservò l’uomo con il completo nero scendere la scalinata alla sua destra.
“Speravi di avermi seminato, Walter, ma io so vedere oltre i tuoi sortilegi.”
Alfredo lo pedinò tenendosi a diversi passi di distanza, senza mai perderlo d’occhio. Si mosse senza fretta, pregustando il momento: Walter sarebbe stato preso e Walter avrebbe parlato.
“È solo questione di fede. È solo questione di tempo” pensò risoluto. “E allora Childe Alfredo alla Torre Nera giungerà.”
L’uomo in completo nero salì sul treno e Alfredo lo seguì.