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La Torre Nera - I romanzi

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La Torre Nera, la famosa serie di Stephen KingLa Torre Nera può essere considerata l’opera magna di Stephen King, quella che raccoglie in sé altri lavori dello scrittore, fungendo da fulcro d’unione di mondi e storie differenti. Un’opera buona, a tratti molto buona, anche se non può essere considerata quella più famosa o la migliore (questa dicitura spetta a L’ombra dello scorpione e It), ma che comunque rimane uno di quei lavori di King che si dovrebbero conoscere perché riecheggia di epicità, è la rivisitazione del cavaliere alla ricerca del Graal. In questo caso non si ha un uomo in armatura che segue i codici arturiani, ma un pistolero che viaggia tra i mondi e magari anche tra i tempi (come farà capire il finale della serie) alla ricerca della Torre Nera. Roland non è l’eroe senza macchia: ha le mani sporche di sangue, ha fardelli da portare per le scelte fatte, ma è risoluto, va sempre avanti, spinto da una forza che intimorisce e spaventa chi gli sta attorno. Un andare sempre avanti, a ogni costo, che gli fa perdere molte cose e anche fare delle scelte sbagliate ed è anche normale che sia così, perché quando si è concentrati solo su una cosa, la si fa diventare l’unica ragione di vita e si sacrifica tutto per essa perché è quello che conta di più, è inevitabile che si giunga a una certa conclusione (anche se da molti contestato, il finale che King ha dato alla serie è coerente con il personaggio di Roland e le sue scelte, specchio del suo voler andare sempre avanti e non accorgersi che la vita non è solo un raggiungere una meta, ma anche, e soprattutto, ciò che s’incontra durante il viaggio, che spesso dà proprio quello che si cerca, anche se non se ne è pienamente consapevoli.)
Il viaggio di Roland, per i lettori, è un cammino che dura otto romanzi (ci sono anche otto volumi in fumetti, ma verranno presi in considerazione in un’altra occasione), iniziato nel 1982 e concluso per il momento nel 2012. (Attenzione: a seguire ci sono SPOILER sull’arco narrativo della Torre Nera).

L’Ultimo Cavaliere (1982) mostra un Roland solitario impegnato a inseguire l’Uomo Nero, sua nemesi, attraversando deserti e paesi in rovina, dove vive gente altrettanto in rovina, completamente alla deriva. E’ con l’incontro con Jake, un bambino, che qui vedrà (lascerà) morire (ma che ritornerà nei volumi successivi e sarà uno dei membri del suo tet), che si scopre il passato di Roland e il motivo della sua cerca. Roland riesce a raggiungere l’Uomo Nero e avere un conciliabolo con lui, avendo rivelazioni sul suo futuro e sulla ricerca che da tanto ha in atto.
Ritenuto da diversi non molto chiaro e leggibile (King nel 2003 ha scritto una nuova versione), rimane una lettura gradevole e scorrevole, con un suo fascino particolare.

La Chiamata dei Tre (1987) comincia con Roland su una spiaggia poco dopo l’incontro con Walter (l’Uomo Nero) attaccato da un gruppo di aramostre che gli causano la perdita di alcune dita della mano destra. Menomato e ferito, il pistolero trova tre porte solitarie sulla spiaggia, ognuna che si apre sul nostro mondo in tre tempi differenti: ognuna di esse lo porterà a trovare e a portare con sé persone che lo aiuteranno a raggiungere la Torre Nera. Eddie e Susan si uniranno a lui, mentre Jack Mort si rivelerà essere il centro per fargli ritrovare Jake (uccidendolo, Roland impedisce così che questi elimini il bambino).
Romanzo dal ritmo più serrato del precedente, dove si comincia a formare il gruppo che sarà al centro della ricerca (Eddie e Susan prendono il posto di Alain e Cuthbert, i compagni di un tempo di Roland), fa conoscere attraverso i nuovi personaggi la pazzia e i lati più oscuri dell’uomo, con salti nel tempo e tra i vari mondi che tengono incollati alle pagine.

Terre desolate (1991), dopo aver visto le vicende svolgersi praticamente nel nostro mondo, sposta la sua attenzione sul Medio-Mondo, il mondo di Roland; con il ritrovamento di Jake (e la conseguenza ricucitura dello strappo temporale che lo riguarda) e l’aggiunta del bimbolo Oy (un incrocio tra un tasso, un procione, un cane con una limitata capacità di parlare), il tet si completa, mettendosi in cammino sul Sentiero del Vettore. Arrivando prima a Crocefiume e poi a Lud, il gruppo scopre che c’è un treno monorotaia che s’inoltra nelle terre desolate in direzione della Torre Nera. Tra superstiti degenerati di antiche fazioni in guerra tra loro, il pericoloso e pazzo Tick Tock (il cui vero nome è Andrew Quick, discendente di David Quick, fuorilegge leggendario) e l’ennesima comparsa di Walter, il gruppo riesce a lasciare la città di Lud prima che sia invasa da gas venefico, ma non è salva, perché ora è nelle mani di Blaine il Mono, treno senziente con solo un brandello di razionalità, ormai dominato solamente dalla follia e dalla passione per gli indovinelli. Proprio quest’ultima impedisce a Blaine di uccidere il gruppo, accentando la sfida lanciata da Roland e iniziando il viaggio attraverso le terre desolate.
Romanzo con momenti di grande tensione (quali il ritrovamento di Jake, il confronto con Blane il Mono) ed altri di stanca (il confronto con Tick Tock), si mantiene su un buon livello, lasciando con il fiato sospeso per sapere come il gruppo riuscirà ad averla vinta con il treno impazzito.

La sfera del buio (1997) riprende dove il gruppo era stato lasciato, ovvero alla sfida d’indovinelli con Blaine il Mono. Eddie con la sua antilogica riesce a distruggere il malefico treno, raggiungendo una particolare versione di Topeka nel Kansas, dove non c’è più anima viva a causa di una superifluenza. In questo scenario apocalittico, Roland racconta agli altri la storia di Susan Delgado, suo primo e vero grande amore, incontrata mentre era in missione ad Hambry per spiare le mosse del Rosso con Alain e Cuthbert. Tra streghe, intrighi di corte, tradimenti, duelli e il malefico e pericoloso Pompelmo di Maerlyn (la Sfera del Buio), Roland mostra un passato duro, fatto di decisioni spietate, ma anche toccante e straziante, dove si vede che per il suo voler (ma anche dover: sembra che sia mosso da una forza che non gli concede di fare altrimenti) andare avanti, il pistolero inevitabilmente commette degli sbagli che gli fanno perdere quello cui tiene di più, pur credendo di far bene (anche se c’è da dire che in diverse situazioni Roland è manovrato, manipolato, condizionato da altri, come succede con il Pompelmo di Maerlyn e con Marten, alias Walter).
In assoluto il miglior romanzo della serie, dove si respira l’atmosfera del selvaggio west, l’epicità di uomini di grande spessore che vivono momenti cruciali e decisivi per la storia, ma anche la tenerezza e la profondità del primo grande amore. Magnifico.

I Lupi del Calla (2003) mostra il ka-tet di Roland giungere a Calla Bryn Sturgis, un paesino dove i Lupi di Rombo di Tuono, ogni 23 anni, giungono per prendere un bambino da ogni coppia di gemelli, che ritorna pochi mesi dopo mentalmente menomato, non potendo più essere una persona normale. Qui incontrano padre Callahan (personaggio di Le notti di Salem), giunto dal nostro mondo dopo essere morto cacciando i vampiri in compagnia della Sfera del Buio. Il gruppo ora di sei membri, oltre a difendere il paese e sconfiggere i Lupi, deve difendere una rosa rossa a New York (la sua morte farebbe cadere la Torre Nera) e avere a che fare con le conseguenze di quando Susannah si occupò del demone nel cerchio di pietra (Terre desolate).
Romanzo che si mantiene sul livello del precedente volume (La Sfera del Buio), anche se di una spanna inferiore, tiene viva l’attenzione immettendo nuovi (almeno per chi non ha letto altri romanzi di King) personaggi e mostrando la grandezza dell’impresa cui il gruppo è davanti. Un’altra ottima lettura la questa serie.

La canzone di Susannah (2004) è ambientata principalmente nel nostro mondo, a New York. Susannah ha a che fare nel 1999 con la demone gravida dentro di lei, seguiti da Jake, Oy e Callahan che cercano di salvare la compagna. Roland ed Eddie viaggiano nel Maine del 1977 impegnati nella missione di proteggere la rosa rossa ed è lì che incontrano King, scoprendo che lo scrittore altro non è che un tramite per narrare le vicende della Tore Nera.
Interessante l’idea dell’incontro tra scrittore e i personaggi che ha inventato (o pensa d’aver inventato), il legame che c’è tra essi. La ricchezza d’azione non manca, è superiore agli altri cinque volumi, ma di tutti i romanzi della serie è quello meno coinvolgente, che meno rimane impresso nella mente di chi legge. Benché scritto bene, non è di certo la storia migliore della Torre Nera, anzi si può dire che è quella cui attribuire il voto più basso.

La Torre Nera (2004), il capitolo conclusivo della serie, dove i fili delle trame vengono tirati. Il demone che era in Susannah partorisce quello che è il figlio sia di Roland sia del Re Rosso e lo chiama Mordred (chiaro riferimento al figlio illegittimo e incestuoso di re Artù), che, pieno di rabbia verso il padre Bianco (il pistolero), parte alla sua caccia. Susan e Jake si ricongiungono, Callahan muore per dare una possibilità a Jake di continuare la missione. Roland ed Eddie tornano dal Maine, ritrovano gli altri e insieme fermano i Frangitori, un gruppo con poteri mentali usati per far cadere i quattro Vettori e di conseguenza la Torre (qui Roland incontra una vecchia conoscenza, Sheemie, un ragazzo che ha salvato in La sfera del buio). Eddie muore in uno scontro con i kan-toy, seguito poco dopo da Jake che salva la vita a Stephen King nell’incidente nel mondo reale che quasi gli è costato la vita. Al gruppo si unisce Patrick Danville, che avrà un ruolo chiave nello scontro finale col Re Rosso, dato che ha la capacità di rendere reali i disegni che fa. Susan capisce che la strada che stanno percorrendo porterà solo alla morte e cerca di farlo capire inutilmente a Roland; chiede a Patrick di disegnarle una porta che porti a un altro luogo e a un altro tempo, dove incontra in una realtà alternativa Eddie e Jake, qui fratelli e ancora vivi, potendo così vivere insieme.
Rimasto con Oy e Patrick, Roland continua imperterrito il suo viaggio, scontrandosi con il mostruoso figlio (è un gigantesco ragno, eredità genetica dell’altro padre) e vincendo, anche se la vittoria richiede il sacrificio del bimbolo. Giunge finalmente alla Torre e con l’aiuto di Patrick sconfigge il Re Rosso, entra nella Torre e comincia a salirla, dove ogni piano, ogni porta, riporta pezzi del suo passato. Apre l’ultima porta e nell’attimo in cui la apre si ricorda (per poi subito dimenticarsene) che questa è una cosa che ha fatto centinaia di altre volte e che sarà costretto a farla (come si capirà dalla serie a fumetti, lui è maledetto, una maledizione che ha lanciato lui stesso per aver ucciso involontariamente Alain) finché non avrà imparato a fare scelte diverse. E così Roland si ritrova dove aveva iniziato l’inseguimento all’Uomo in Nero, guarito dalle menomazione alla mano, di nuovo con le due pistole, ma anche con il Corno perso a Jericho Hill, l’ultima battaglia dei pistoleri contro l’esercito del Rosso, segno che c’è una speranza di spezzare il suo destino.
Romanzo con momenti epici (Roland che sale la Torre, il sacrificio di Callahan), strazianti (la morte di Eddie, Jake e Oy), pieni di speranza (la scelta di Susan), ma anche con momenti davvero di stanca, dove si fa fatica ad andare avanti (la parte di Mia è davvero pesante), poteva essere molto più gradevole se fossero stati fatti dei tagli e fosse stato meno prolisso, il degno volume conclusivo di una saga epica. Seppur contestato da diversi, il finale è quello giusto perché rispecchia la natura a la storia che ha caratterizzato Roland; certo è un finale amaro e duro da digerire, ma è questo che il pistolero ha costruito e che ben rappresenta il suo modo di essere.

La Leggenda del vento (2012) è un po’ come La Sfera del Buio, con Roland che racconta ai compagni parte del suo passato mentre si riparano da una tempesta. Cronologicamente collocabile prima di I Lupi del Callah, è una storia gradevole, che però nulla aggiunge alla trama principale della ricerca della Torre Nera, se non scoprire un altro pezzo della storia del pistolero.

In definitiva, la serie di la Torre Nera non può che essere promossa, ritenuta più che positiva, sia per quanto ha saputo mostrare, sia per quanto ha creato, sia per la sua ampiezza, dato che ha collegato tra loro mondi e tempi diversi, volendo dare un legame a quanto è stato creato nella lunga carriera di King. E’ in essa che si trovano riferimenti ad altre sue opere quali Gli occhi del drago, Le notti di Salem, Cuori in Atlantide, Mucchio d’ossa, L’ombra dello Scorpione, La casa del Buio, Rose Madder, Il talismano, Insomnia, It, Desperation.
La rivisitazione del cavaliere e della ricerca del Graal, il pistolero ispirato a Clint Eastwood, il mondo centrale che è perno per altri mondi, lo scrittore che incontra i personaggi da lui creati e da esso c’è un confronto che mette in dubbio che lui ne sia il creatore, rivelando che invece è un semplice osservatore che riporta le vicende di mondi su cui apre una finestra e guarda (anzi, i personaggi rivelano avere un ruolo importante nello spingere King a continuare a scrivere di loro e della loro storia, che in un qualche modo lo salvano), sono solo alcuni degli elementi che rendono particolare e meritevole d’essere letta questa saga che riesce a unire dentro di sé vari generi (western, horror, fantasy e fantascienza), facendola essere di grande respiro. Certo non è perfetta, ha i suoi punti deboli, ma questo non inficia certo la sua bontà, che rimane davvero alta.