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2013

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Il 2013 è stato un anno amaro, scuro, come un orizzonte coperto di nubi colme di tempesta.
Si è dovuto fare i conti con eredità, situazioni che si trascinano da anni: paludi, sabbie mobili che immobilizzano, fanno sprofondare sempre di più, facendo sempre più mancare l’aria.
In un sistema sempre più sprezzante e svilente, che prende in giro, irretisce, ci si trova a essere messi sempre più da parte, a non avere la possibilità di creare il proprio piccolo spazio di mondo.
Un sistema violento, che spinge la gente a sopraffare gli altri, a essere aggressiva, prepotente. La gente vuole imporre, prevaricare; vuole essere ascoltata, ma non vuole ascoltare. Conta solamente ciò che pensa e vuole lei: chi fa diversamente deve essere eliminato. Insulti, aggressioni verbali, disprezzo verso chi ha mentalità e pensieri diversi: anche se non si arriva, come tanti fatti dimostrano, a usare le mani ferendo e uccidendo, questa è una civiltà violenta. Le persone possiedono e sono possedute da una violenza che a lungo hanno celato, ma che sempre più non riescono a trattenere: si aggrediscono gli altri per un non nulla, considerati causa dei propri disagi, parafulmini dove scaricare le proprie frustrazioni, insoddisfazioni, repressioni.
C’è un’aggressività dilagante, dove si vuole invadere qualsiasi spazio, anche quelli personali: si vuole imporre, si vuole avere dominio, controllare tutto e tutti, una prevaricazione che non conosce limiti. La gente fa di tutto per sfruttare qualsiasi piccolo potere che possiede, far pesare il ruolo, la posizione che ricopre. Chi si sottomette a questo, continuamente ingoia bocconi amari. Chi si ribella subisce continuamente sbadilate, vedendosi buttare nel fango per essere screditato, ha a che fare con menzogne costruite per distruggerlo e rendere vane le critiche che fa. La macchina del fango non è mai stata così attiva come in questo periodo: lancia discredito su chiunque non si adegua al sistema, che agisce diversamente, per dimostrare che non c’è nulla di buono, che tutto e tutti sono marci alla stessa maniera e quindi è tutto normale, va tutto bene, che così bisogna andare avanti.
Le persone si lasciano sempre più andare, non reagiscono, non si ribellano: l’unico pensiero che hanno è adattarsi, sottomettersi al sistema, perché convinte che sia l’unico modo per poter vivere, sperando di non vivere troppo male in questo modo, che possa essere sopportabile, chinando il capo dinanzi a qualsiasi cosa, prendendo colpi, botte, senza mai alzare una protesta. Più che esseri liberi in un mondo civile, pare di essere di fronte a schiavi in un’epoca barbara.
E si è di fronte a schiavi, che danno nelle mani di pochi il potere di disporre delle loro energie, del loro tempo, delle loro vite, insensibili di quanti possono schiacciare nel loro accumulare potere, nel consolidare posizioni che li facciano restare sopra la massa. Venditori di fumo, parolai, buffoni dai sorrisi sempre dipinti sui volti e dalle mani sempre pronte a dare pacche sulle spalle quando si guarda in faccia, ma subito pronti a colpire appena si volta la schiena; facce di bronzo, arroganti che fanno della raccomandazione, del sotterfugio, del lavorare nell’ombra, il loro andare avanti. La meritocrazia è sempre qualcosa di più raro, che vien sempre più messa da parte quando non si cerca di farla tacere e seppellirla.
Gli ideali, l’etica, la morale, sono sempre più irrisi e disprezzati. I giovani li rinnegano, se mai li hanno conosciuti, svendendosi a chiunque e per qualsiasi prezzo, senza mantenere un minimo di dignità. Se mai l’hanno conosciuta, dato che proprio i genitori hanno insegnato a svendersi, a seguire e adeguarsi a chi ha il potere e detta le regole.
Le prospettive per un cambiamento in meglio non ci sono.
Troppa rabbia, troppa aggressività, egocentrismo, egoismo, narcisismo, opportunismo. Tutto è violento, tutto è disprezzo. Legioni di distruttori che portano solo caos.
In un mondo abitato da gente con mentalità simili, non c’è futuro, non c’è possibilità di cambiamento.
Eppure una possibilità ci sarebbe.
E non servono Corvi per vendicare le ingiustizie o individui misteriosi indossanti la maschera di Guy Fawkes perché questo si verifichi: basterebbe semplicemente divenire consapevoli. Consapevoli di cosa si è realmente e di cosa si è invece diventati, di quello che è diventato il vivere nella civiltà attuale, di cosa si è perso e di come si vive per mantenere il superfluo, di come esso sia diventato così importante nell’esistenza del singolo, di quante energie si spendono per mantenerlo. Così importante da divenire padrone delle vite delle persone, di trasformarle, facendole divenire dei mostri incattiviti quando lo perdono o non riescono più averlo come prima, come se fossero dei tossici in crisi di astinenza.
Basterebbe una cosa piccola qual è un semplice atto di volontà eppure sembra un’utopia.
Ma non potrà essere sempre così, perché non tutte le nubi sono nere.

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